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Categorie: Giurisprudenza

Il Tribunale di Milano, chiamato a giudicare in merito alla legittimità di un contratto a tempo determinato stipulato per ragioni sostitutive, con sentenza n. 5020 del 25 ottobre 2011 ha chiarito che se un'impresa assume un lavoratore a tempo determinato per sostituire una lavoratrice in maternità, il contratto è valido anche se cambia la ragione dell'assenza della lavoratrice (nel caso di specie, se la lavoratrice prosegue la sua assenza con un periodo di ferie).

Categorie: Giurisprudenza

Con sentenza della sesta sezione penale n. 37398 del 17 ottobre 2011, la Corte di Cassazione ha sancito che non compie favoreggiamento personale, punito dall'articolo 378 del Codice penale, il lavoratore che, per non compromettere la propria libertà, cioè nello specifico per evitare un'incriminazione o per non perdere il posto di lavoro, dà false dichiarazioni che aiutano il datore a eludere indagini a proprio carico.

Categorie: Giurisprudenza

Se il contratto a termine è nullo, il lavoratore non ha diritto di ottenere la costituzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato in quanto la nullità della clausola con cui è stato apposto il termine travolge l'intero contratto.

Categorie: Giurisprudenza

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 19119/2011, ha affermato che in tema di danno patrimoniale, la prova degli introiti deve essere sempre fornita con la dichiarazione dei redditi o, per i guadagni passati, tramite prove testimoniali sull’attività svolta, con l’indicazione delle circostanze idonee a giustificare la presunzione che la mancanza di reddito è dovuta solo a contingenze eccezionali e temporanee.

Categorie: Giurisprudenza

La Corte di Cassazione, con sentenza n. 17093/2011, ha affermato che il giudice è chiamato, da una parte, ad interpretare l’elasticità che la norma sul licenziamento per «giustificato motivo soggettivo» gli offre (così come per la «giusta causa») per adeguarla a un contesto sociale in continua evoluzione; dall’altra, però, la valutazione sulla futura affidabilità del lavoratore, alla base della decisione di negare la legittimità al licenziamento, non può sconfinare nell’imposizione all’imprenditore di scelte organizzative che altrimenti non avrebbe fatto.