Privacy, Corte di Strasburgo: “Sì al controllo delle mail dei dipendenti” (Affari Italiani, 13 gennaio 2016)

Categorie: News, Rassegna stampa

13 Gen 2016

Addio privacy, quantomeno sugli account aziendali. Una sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, che non é una istituzione dell’Unione europea, ha stabilito che “una società privata non viola il diritto alla privacy di un dipendente quando controlla le sue comunicazioni sugli account aziendali”. Il licenziamento, dunque, è giustificato se questi account vengono utilizzati a fini personali o privati.

La sentenza della Corte è arrivata in merito al ricorso presentato da un cittadino romeno, secondo cui i tribunali nazionali avrebbero dovuto dichiarare nullo il suo licenziamento perché dovuto a una violazione del suo diritto alla privacy. L’uomo è infatti stato licenziato dopo che il datore di lavoro ha scoperto che usava la messaggeria Yahoo intestata all’azienda per corrispondere con la fidanzata e il fratello, infrangendo le regole interne della società. I giudici di Strasburgo, però, hanno stabilito che la giustizia romena ha raggiunto un buon equilibrio tra il diritto alla privacy del dipendente e gli interessi del suo datore di lavoro.

“Non è irragionevole che un datore di lavoro voglia verificare che i dipendenti portino a termine i propri incarichi durante l’orario di lavoro”, scrive la Corte di Strasburgo. Inoltre hanno osservato che l’accesso alla messaggeria Yahoo aziendale da parte del datore di lavoro è stato effettuato nella convinzione che contenesse solo comunicazioni professionali e che il contenuto delle comunicazioni private non è stato utilizzato in tribunale per legittimare il licenziamento. Conclusione: meglio stare attenti quando si utilizzano gli indirizzi email del proprio posto di lavoro.

Riceviamo e pubblichiamo

“Tanto rumore per nulla”, questo il commento di Vittorio De Luca, dello Studio De Luca & Partners alla sentenza della corte di giustizia europea del 12 gennaio 2016, sul licenziamento di un ingegnere romeno che ha utilizzato il sistema di messaggistica dell’ufficio per comunicare con fidanzata e fratello. L’account di posta elettronica assegnata ad un dipendente per l’espletamento della propria attività lavorativa ha carattere personale, ma tale personalità non significa privatezza dello stesso – continua De Luca. – Detto account, infatti, rappresenta uno strumento di lavoro. Ovviamente occorre considerare attentamente le esigenze di un ordinato svolgimento dell’attività lavorativa con la prevenzione di inutili intrusioni nella sfera personale dei lavoratori, nonché violazioni della disciplina sull’eventuale segretezza della corrispondenza. Ed è ciò che ha fatto la Corte di Giustizia, con la sua sentenza del 12 gennaio scorso, considerando legittimo il licenziamento intimato ad un dipendente che aveva utilizzato lo strumento aziendale, alias l’account aziendale, per fini privati, ossia inviare messaggi di natura personale a propri familiari. D’altronde in Italia lo stesso Garante Privacy, con le Linee Guida per l’utilizzo di posta elettronica ed internet del 2007, ha disciplinato la materia prevedendo per il datore di lavoro l’onere di regolamentare l’utilizzo degli strumenti informatici in azienda attraverso una policy aziendale e fissando modalità e condizioni per il legittimo controllo della posta elettronica da parte del datore di lavoro”.

Fonte:
Affari Italiani

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