Caro energia, per le imprese rischio stop produzioni e cassa integrazione (Economy Magazine, 14 settembre 2022 – Vittorio De Luca)

Categorie: DLP Insights, Interviste, News, Interviste | Tag: cassa integrazione

15 Set 2022

Gli ultimi dati Inps dicono che quest’anno il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria ha già registrato un’impennata del + 45,65%. Il timore diffuso è che i dati siano destinati a peggiorare rapidamente, tanto da rendere auspicabile l’adozione di adeguate misure da parte del Governo

L’impennata dei costi dell’energia e la difficoltà di reperimento di materie prime preannunciano un autunno molto caldo per le imprese italiane, già alle prese con molteplici fattori critici come la coda della pandemia, l’inflazione record, la improvvisa (auspicabilmente temporanea) scomparsa di mercati rilevanti come quello della Russia e dell’Ucraina e una possibile incombente nuova recessione.

Il rischio è di assistere ad una generalizzata riduzione e sospensione delle attività produttive (che potrà interessare le aziende di tutti i settori e non solo quelle c.d. “energivore”) con una conseguente impennata di richieste di cassa integrazione da parte delle imprese.

Cassa Integrazione 2022, impennata record

Del resto, gli ultimi dati Inps (Report mensile agosto 2022 – INPS Coordinamento Generale Statistico Attuariale) sulla cassa integrazione non sono certo rassicuranti: tra gennaio e luglio di quest’anno il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (che rappresenta l’ammortizzatore sociale utilizzato per le difficoltà più strutturali) ha registrato un’impennata del + 45,65% rispetto allo stesso periodo del 2021, interessando in particolare i settori dell’industria (+35,81%), edilizia (+34,88%) e commercio (+103,62%).

Il timore diffuso è che i dati riportati siano destinati a peggiorare rapidamente, tanto da rendere auspicabile l’adozione di adeguate misure da parte del Governo.

Riforma Orlando, cosa prevede

Già nei mesi scorsi, l’esecutivo era intervenuto in un’ottica di raccordo con la Riforma Orlando in vigore da gennaio introducendo:

  • con il c.d. “Decreto Energia”: i) la possibilità per le imprese più in difficoltà (siderurgia, legno, ceramica, automotive, agroindustria) di accedere alla c.d. CIG “in esenzione”, senza cioè dover pagare il contributo addizionale (per la CIG pari a 9%, 12%, 15% in funzione dell’utilizzo del sussidio); ii) la possibilità di estendere, per l’anno in corso, di ulteriori 26 settimane il ricorso alla CIG per le imprese che hanno già fruito degli ammortizzatori sociali nei limiti di 24 settimane nel quinquennio mobile.
  • con il decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, n. 67/2022, l’esplicitazione di nuove causali riferite in particolare alla crisi di mercato e alla carenza di materie prime conseguenti la crisi ucraina e al caro energia.

Decreto Energia bis, torna la Cig in esenzione?

Tuttavia, la CIG “in esenzione” è scaduta lo scorso 31 maggio, mentre le altre due misure sono destinate a venir meno con la fine del 2022.

L’arduo compito dell’esecutivo sarà dunque quello di trovare soluzioni in continuità con quelle adottate nei mesi scorsi, agendo negli spazi esigui del Bilancio che lasciano pochi spazi di manovra per sostenere imprese e lavoratori contro gli effetti dell’inflazione, della crisi energetica e del conflitto russo-ucraino.

Un segnale incoraggiante è quello secondo cui, nell’imminente decreto energia bis ora allo studio del Governo, vi sia proprio la reintroduzione della CIG senza contributo addizionale.

Ça va sans dire che, in mancanza di idonee misure, le imprese si troverebbero costrette a contenere i costi procedendo con i licenziamenti. Soluzione che, tuttavia, non risulterebbe affatto indolore per le casse dello Stato, in quanto comporterebbe un’impennata del costo della NASPI, oltre a ingenerare un costo sociale decisamente importante.

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