Sorretto da giusta causa il licenziamento di un dipendente che rivolga battute omofobe sul luogo di lavoro (Norme & Tributi Plus Diritto De Il Sole 24 Ore, 30 marzo 2023 – Alberto De Luca, Luca Cairoli)

Categorie: DLP Insights, Pubblicazioni, News, Rassegna stampa | Tag: Licenziamento per giusta causa, luogo di lavoro

30 Mar 2023

La “giusta causa” di licenziamento, ex articolo 2119 cod. civ., integra una clausola generale che richiede di essere concretizzata dall’interprete tramite la valorizzazione di fattori esterni quali la coscienza generale e i principi del nostro ordinamento tacitamente richiamati dalla norma.

Con ordinanza n. 7029, del 9 marzo 2023, la Corte di Cassazione, ribaltando le conclusioni a cui era addivenuta la Corte d’Appello di Bologna, ha ritenuto sorretto da giusta causa il licenziamento di un lavoratore che, in forma dialettale e con fare irrisorio si era rivolto nei confronti di una collega utilizzando espressioni sconvenienti e offensive quali: “ma perché sei uscita incinta pure tu?”, “ma perché non sei lesbica tu”, “e come sei uscita incinta tu?”.

L’episodio era avvenuto alla fermata dell’autobus dove la collega era in attesa di prendere servizio come autista, alla presenza di altre persone, mentre sia il lavoratore licenziato che la sua interlocutrice erano in divisa e quindi riconoscibili come dipendenti della società datrice di lavoro.

Il dipendente licenziato, impugnato il provvedimento, ne aveva dunque ottenuto l’annullamento nel secondo giudizio di merito avendo ritenuto la Corte d’Appello che l’episodio contestato al dipendente, seppur pacifico dal punto di vista fattuale, andasse relegato nell’ambito di una condotta “sostanzialmente inurbana”, in quanto tale punibile tuttalpiù con una sanzione conservativa (la sospensione dalla retribuzione e dal servizio).

La Corte di Cassazione ha invece in seguito ribaltato la decisione dei giudici di appello partendo dal presupposto che, richiamandosi a consolidata giurisprudenza, la “giusta causa” di licenziamento ex articolo 2119 cod. civ. integra una clausola generale, che richiede di essere concretizzata dall’interprete tramite la valorizzazione di fattori esterni quali la coscienza generale e i principi del nostro ordinamento tacitamente richiamati dalla norma.

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